San Martin

La leggenda di San Martino, il cavaliere che divise il suo mantello con un mendicante che non aveva di che ripararsi dalla pioggia e dal freddo, la conosciamo tutti. Nominato vescovo di Tours, in Francia, morì a Candes nel 397 e da allora è uno dei santi più venerati, al quale sono state dedicate chiese e intitolati paesi. La festa dell’11 novembre, nata come celebrazione religiosa, nel corso del tempo ha assunto un significato ben diverso, in particolare per il mondo contadino. In quel giorno infatti scadevano i contratti agrari e finiva quindi l’anno di lavoro per i tanti contadini che lavoravano le terre in affitto. Così prima di partire in cerca di un nuovo lavoro e un di nuovo alloggio si faceva una festa con il maiale che veniva macellato proprio in quei giorni insolitamente miti e si assaggiava il vino nuovo accompagnato da castagne, patate dolci e altri dolci tipici. Ai giorni nostri tutto ciò che ne è rimasto è un evento enogastronomico arricchito da qualche festa popolare. Tuttavia nel mio immaginario trovano sempre posto le scene di vita di quel mondo povero e difficile ma semplice e pieno di calore.
 
San Martin
 
Preparemose la fiasca
che ariva San Martin
tra ‘na sperà de sol e ‘na borasca
con le castagne e col bon vin

Anca st’ano le za qua
su la porta de l’inverno
sia ben messo o malcunzà
ringraziemo el Padreterno

Che de vedarse le gran belo
sopratuto in compagnia
intorno al taolo col novelo
e maroni coti in alegria

E fa gnente se a pelarli
te te scoti i polpastrei
al pensiero de magnarli
te te lecaresi i diei

Le ‘na festa a sta baraca
che te lasci da chi a poco
porta via la schena straca
le el destin de ogni pitoco

Altre tere le te speta
altre boti par el vin
parchè sia ancora festa
quando ariva San Martin

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(gianfrancomarangoni 11/11/2012)