Ed ecco Autunno

Ed ecco Autunno

Ed ecco Autunno
con le foglie gialle
la pioggia e il vento
la nebbia umida
il sole spento

Tempo dell’uva
e del granoturco
delle caldarroste
e del vino nuovo
ad annunciar le feste

Riposa la terra arata
e la rondine ha spiccato il volo
il vento di levante soffia
e trascina le nubi in cielo

Passo sulle foglie gialle
avvolto dalla nebbia
come trasparente scialle

Nel silenzio rotto dal respiro
l’aria umida ristora l’arido sentiero

In essa sagome si muovono
nascoste dietro un velo

E intanto gocce del nuovo autunno
cadono dal cielo

***

(gianfrancomarangoni 04/10/2020)

Come un Pierrot

 

Come un Pierrot

Se potessi vincere
il dolore e la tristezza
soltanto col sorriso
o solo una carezza

Smorzare in un abbraccio
l’angoscia e la paura
infondere coraggio
per una notte meno oscura

Avvicinarmi e prendere
altre mani tra le mie
pensare che nel mondo
sono più le verità delle bugie

Far rinascere il sorriso
dove prima c’era il pianto
regalare qualche lacrima
al Pierrot che mi sta accanto

Su una guancia la “preziosa”
sull’altra quella disegnata,
è tempo di rifare il trucco
per la prossima giornata

***

(gianfrancomarangoni 14/11/2019)

 

Equinozio d’Autunno

Equinozio d’Autunno

Tanto al giorno
Tanto alla notte
Tanto alle tenebre
Tanto alla luce

Nell’ animo mio
si prendono a botte
il rancore, l’ira
l’armonia e la pace

Non che tutto ciò
mi sia di gran sorpresa
dal momento che mai mi illudo
sia una partita chiusa

Niente mi appaga
né bene né male si fan sentire
nell’ apatico silenzio
il mondo sembra via, via svanire

Solo le foglie gialle
mi sollevano un istante
poi di nuovo il grigio
poi di nuovo il niente

Equinozio del tanto atteso Autunno
due metà com’è diviso il cuore

Tanto di ricercata gioia
Tanto di ricercato dolore
Tanto di rabbia
Tanto di amore

***

(gianfrancomarangoni 23/09/2019)

Il Conte (storia d’amore e di pedali)

Come d’impeto il torrente
Scende a valle giù dal monte
Di forza sui pedali avanza
Sprezzante del sudore il Conte

Sfoggia i mascolini baffi
E nobiltà dei sentimenti
Scorre nelle vene il sangue
Caldo di carboni ardenti

Dalla penna ciò che detta il cuore
Inspirato dalla Musa stessa
Sulle pagine del diario dedica
Poesie alla sua Principessa

”Amor che a nullo amato amar perdona”
Scrisse un dì il Poeta
Infonde tenacia al Conte
Per raggiungere la sua meta

E come a un manicaretto
Frutto di dovizia e cura
Il palato al fin s’arrende
In seno alla fragranza pura

Così china la testa o Conte
E che vittoria gridi Amore
O torna sulla bicicletta
A impregnar la schiena di sudore.

***

(gianfrancomarangoni 05/02/2018)

Novembre mio

Novembre mio

Non è questo Novembre
quello che mi aspettavo
cerco la quiete
e mi rimane la sete

Non è Novembre
come lo immaginavo
col tepore d’autunno
e troppa luce d’intorno

La campagna smarrita
si risveglia sorpresa
mentre un alito umido sale
dalla terra scaldata dal sole

La nebbia sparita
già di prima mattina
non cela più alcun mistero
illusione di scernere il falso dal vero

Sui fili d’erba la bruma
alle prime ore del giorno
solo quella un istante mi fa ricordare
che è tempo d’inverno e di focolare

Ma oggi, oggi che piove
oggi che il vento disperde le foglie
oggi è il Novembre che più mi assomiglia

l’anima inquieta ritrova la pace
tra le gocce cadute
sopra il mondo che tace.

***

(gianfrancomarangoni 23/11/2017)

Te l’avea dito! (mi)

E’ qualcosa di innato, contenuto nel DNA e appena capita l’occasione ecco che ci scappa il più sonoro “lo avevo previsto”,  “te l’avevo detto, io”, ecc, ecc. E’ la sindrome del “professore”, quello che sa come si fa a stare al mondo e quando si tratta di dare consigli non lo batte nessuno. Ma attenzione, spesso è anche quello che dice tutto e il contrario di tutto, così non sbaglia mai.

 

 

 

 

Te l’avea dito! (mi)

Ma si, te l’avea dito
che un gobo le mia drito

Se no piove pol far belo
t’avea dito anca quelo

Go ‘na testa da paura
le da torghe la misura

Qualsiasi roba diga
capitarà senza fadiga

E no sbaglio proprio gnente
son el più furbo fra la gente

Che la crede de ciavarme
ma so mi come salvarme

Che ogni cristian che vie da fora
lo squadro ben da soto a sora

Cossì se capita un sinistro
posso dir con un zerto lustro

Che gavea tuto previsto
l’avea dito e visto giusto

E anca sta olta finirà
che se no le supa le pan bagnà

***

(gianfrancomarangoni 13/10/2017)

Prima sera d’estate, il merlo

Prima sera d’estate, il merlo

Fermo su di un ramo dell’albero, il più alto
all’imbrunire riempi l’aria del tuo canto

quando gli ultimi raggi colorano di rosa
le nubi che il cielo avvolgono come il velo la sposa

nella quiete sera rimango ad ascoltare
il suono dei tuoi versi tra i grilli e le cicale

danzano le ombre contro i muri nell’ora vespertina
mosse da una brezza leggera come musica per la ballerina

risuona il cigolio improvviso di una finestra vecchia
sta una mamma con il bimbo sulle sue ginocchia

il colore del glicine, il profumo del tiglio
i fiori di campo nel rituale sbadiglio

un padre racconta consumate storie di eroi
della luna ad oriente che sa tutto di noi

un ricordo mi sfiora mentre guardo lontano
la scia che scompare di un aeroplano

quando steso su un prato con aria curiosa
cercavo la stella più luminosa

poi di nuovo il tuo canto mi riporta al presente
mentre il sole scompare in fondo al cielo a ponente

e così si consuma l’ennesimo giorno
ti saluto con un fischio mentre faccio ritorno

dentro casa alla stanza col focolare
e una finestra coi fiori da dove guardare

il mondo che andrà un po’ alla volta a dormire
e un nuovo giorno arrivare tutto da scoprire.

**

(gianfrancomarangoni 11/06/2017)

La Puntura

Chi non ricorda l’ultima “puntura”? Grandi e grossi, giovani o vecchi, per tutti è una visione traumatica. E non meno dura è la vita di chi le punture le deve fare, inventando ogni volta nuovi stratagemmi sempre meno convincenti per i  proprietari delle povere natiche bersaglio delle famigerate siringhe.

 

 

 

 

 

La Puntura

 

Fermate li, non sta verghe paura
smola le ciape che te fao la puntura

Ghe meto un secondo, le un colpo de man
cossì te si a posto fin a doman

Cossa oto che sia, la ucia le fina
se te fe el brao te dao ‘na mentina

***

Da na parte o da l’altra poco ghe conta
struco i denti e anca i oci quando sento la ponta

Spero che almanco la man no la trema
che non me toca impenir la culata de crema

par evitar che vegna fora un duron,
me par za de sentirlo grosso come un molon

Gheto finio? Manco mal le passà
dopo te conto come le stà

Fe presto a ridar, a torme in giro vualtri
ma fao el figo anca mi col cul de chialtri !

***

(gianfrancomarangoni 04/05/2017)

 

 

Buon Natale

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Buon Natale

Buon Natale tra le luci e i colori
A chi sta al caldo chiuso in casa
E a chi se ne sta fuori

Buon Natale agli ingegneri e ai sognatori
A chi aggiusta gli orologi
E anche ai muratori

Buon Natale al tassista e al panettiere
Ad un letto d’ospedale
E a tutte le infermiere

Alla cassiera che fa i turni in pizzeria
Buon Natale a chi rimane
E a chi sta andando via

E Buon Natale anche a te, che un altro anno è passato
E Buon Natale anche a me
Che l’ho passato con te

Buon Natale a chi sarà mandato in guerra
E a chi ha dovuto scappar via dalla sua terra

Alla maestra che sa a memoria la poesia
All’illusionista e alla sua fantasia

Buon Natale al mio vicino chiunque sia
Alle stelle in cielo e magari anche alla mia

E Buon Natale anche a te, che è di nuovo Natale
E Buon Natale anche a me
Che lo passo con te

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(gianfrancomarangoni 30/11/2016)

Dolce Novembre

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Dolce Novembre

Dolce Novembre
quanto mi manchi
con le tue foglie secche
dentro i miei occhi stanchi

col sole pallido
che bacia la rugiada
sui fili d’erba
al ciglio della strada

col vento freddo
che batte contro il viso
lo sguardo assente
l’accenno di un sorriso

dentro il cappotto
con la sciarpa al collo
le mani in tasca
e un berretto giallo

sopra pensiero
per strade di campagna
col naso rosso
e il respiro che si bagna

la stufa accesa
dentro un’ osteria
un caffè caldo
in buona compagnia

Dolce Novembre
ancora mi manchi
trascorre il tempo
ma il cuore non fa caso
ai miei capelli bianchi

**

(gianfrancomarangoni 10/10/2016)

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