Bisogna avere il fisico per fare il muratore. Estate, inverno, sole, pioggia, a scavare fondamenta o sui tetti, a otto metri da terra. Bisogna avere “occhio”; oggi la tecnologia un po’ lo aiuta, ma trenta o qurant’anni fa … un piombo appeso ad uno spago, la livella a portata di mano e il metro sempre in tasca. Si costruivano così le case, impastando la malta col badile, quello grosso, per poi portarla sui secchi su oltre il solaio, appesi ad una fune che veniva fatta scorrere su una carrucola. La gru era un lusso, troppo costosa per essere acquistata o noleggiata dalle piccole imprese edili, artigiani con due o tre operai e un manovale, parti attive del boom economico. E fra una fatica e l’altra non disdegnavano un buon bicchiere di vino, soprattutto quando serviva ad ammorbidire il panino di mezza mattina, quello classico con la mortadella.
El Murador
**
Con in man la cazola in piè su l’armaura
col caldo e col fredo ie ani ch’el dura
**
La pel come corame le color dei quarei
el gà zinquant’ani ma l’e insieme ai butei
**
Col piombo e la bola l’e un vero maestro
el miscia la malta de zanco e de destro
**
Un poca de panza ghe fa da contorno
l’e colpa del vin beù a mezzogiorno
**
Ch’el serve a chietarghe un poco i sudori
con ‘na ciopa de pan e ‘na fetina de bondola
prosciuto crudo dei muradori
**
(gianfrancomarangoni 04/09/2007)